Macchina Amministrativa e Sistema delle Regole

Macchina Amministrativa e Sistema delle Regole

Nel cercare di mettere ordine sulla enorme massa di cose da fare nel corso del mandato siamo partiti quasi istintivamente da un principio unanimemente condiviso: chi si appresta ad affrontare con la propria famiglia un lungo viaggio sente la piena responsabilità di garantire piena efficienza e sicurezza al suo mezzo di trasporto.
Per uscire di metafora, riteniamo che l’intervento sulla organizzazione della macchina amministrativa e l’introduzione di un sistema di regole che ne assicuri nel tempo il miglior funzionamento sia propedeutico ad ogni altra manovra o misura teoricamente immaginabile in ogni altro settore amministrativo. Siamo anche perfettamente consapevoli che tutto ciò potrà apparire scontato, e anticipiamo che non sarà la prima volta che ci vedremo costretti ad affrontare una tematica apparentemente banale: ma ciò accade proprio perché è forte la percezione che nel corso degli anni anche questo aspetto – pur così banale – sia stato semplicemente ignorato, per colpevole incapacità o preciso calcolo politico.
Sarà dunque da qui che partirà la nostra sfida: siamo convinti che la città non possa più permettersi il lusso di affrontare una delle fasi più delicate della sua storia senza la più adeguata preparazione e razionalizzazione delle risorse disponibili. E ne siamo talmente convinti che chiederemo ai cittadini di misurare anche attraverso questo parametro il nostro essere diversi e alternativi e la nostra capacità di guidare la comunità in questo fondamentale passaggio della sua vita.

Da dove veniamo?

E’ la domanda che ci siamo posti all’inizio della nostra analisi, perché non possiamo avviare un cambiamento di rotta se non si ha ben chiaro il percorso sin qui seguito e l’obiettivo che si intende raggiungere.
La risposta è drammaticamente semplice.
Veniamo da un’era in cui l’improvvisazione, l’approssimazione, l’opacità, il lassismo interessato hanno decisamente influenzato il metodo con cui sono stati gestiti gli apparati amministrativi.
Al netto dei principi e delle buone intenzioni espresse negli atti che disciplinano i rapporti e le relazioni all’interno dell’Ente, la realtà amara è che negli anni che ci hanno preceduto è risultata del tutto assente una politica del personale: non è stato neppure abbozzato il tentativo di riorganizzare le risorse per restituire efficienza al lavoro, sono mancati una seria attività di formazione, la fissazione degli obiettivi, il riconoscimento delle qualità individuali.
La componente lavoro, che – proprio perché disponibile in grandi quantità – doveva costituire il vero punto di forza, la vera leva di sviluppo per l’implementazione dei servizi sia in termini di quantità che in termini di qualità con relativo abbattimento dei costi, è stata di fatto abbandonata a se stessa, massificata e dequalificata, favorendo la diffusione dell’immagine del dipendente comunale incapace e fannullone.

Organizzare per valorizzare

Contrariamente a quella che è stata fatta apparire come la sua accezione più negativa, il termine organizzare è per noi funzionale al termine valorizzare: dare cioè valore riconoscibile alle competenze della persona, alla qualità del lavoro prodotto e alla sua gratificazione professionale.
Ma questo resta un obiettivo ultimo che non potrà mai essere raggiunto se non appresteremo tutti gli strumenti necessari per facilitare la prestazione di lavoro, motivare le risorse umane, responsabilizzare ruoli e funzioni.
Essendo queste le linee-guida di intervento, appaiono assolutamente necessari e non più rinviabili:
– L’implementazione di un ufficio del personale meglio strutturato e dotato di tutti gli strumenti necessari per il suo funzionamento;
– La qualificazione e formazione del personale, anche alla luce dei più recenti interventi sulla dotazione organica, per avviare nuovi servizi e migliorare la qualità dei servizi già prodotti;
– L’instaurazione di un sistema di relazioni interne improntate al riconoscimento e al rispetto dei ruoli, delle funzioni e delle responsabilità;
– L’introduzione delle buone pratiche suggerite dagli organismi che studiano e combattono i fenomeni criminali per preservare l’azione amministrativa dal pericolo di inquinamento mafioso;
– L’adozione di ogni meccanismo diretto a riconoscere la prevalenza del criterio meritocratico;
– L’adozione dei sistemi di rotazione del personale più idonei ad assicurare completezza di esperienza e ad evitare radicamento di poteri personali;
– L’introduzione di sistemi di valutazione che favoriscano l’imparzialità della azione amministrativa e riducano il rischio di abusi e arbitrii;
– L’utilizzo di programmi telematici e infrastrutture digitali che garantiscano in tempo reale e in nome del principio della trasparenza il più facile accesso dei cittadini agli atti amministrativi e alle certificazioni;
– L’adozione di ogni accorgimento utile per migliorare l’accoglienza e le relazioni con il pubblico e l’informazione più corretta della cittadinanza sull’attività amministrativa.

Interventi massicci e immediati

Come si vede, non è affatto azzardato definire massicci gli interventi programmati. Né potrebbe essere altrimenti, considerato il gravissimo ritardo accumulato dall’Ente in termini di connotati organizzativi pronti a rispondere alle esigenze di una società al passo con i tempi. Osiamo anzi dire che la sfida più avvincente nel medio-lungo periodo non è soltanto quella di allineare l’organizzazione del Comune di Cutro a quella di un’azienda finalmente moderna, ma quella di rendere l’Ente un modello di riferimento – tanto per il livello dei servizi, quanto per la sua conseguente attività di promozione del territorio – in cui i cittadini possano orgogliosamente riconoscersi.
Per nutrire questa ambizione è necessaria la massima determinazione e non tralasciare nulla di ciò che serve: basta che manchi un solo ingrediente della ricetta perché il risultato sia deludente.
Non solo siamo convinti che il fondamentale processo di riorganizzazione debba essere adottato nella sua interezza, ma crediamo a maggior ragione che debba partire senza alcun indugio per essere completato entro il primo semestre di amministrazione: solo così potrà essere avviato già a partire dal prossimo anno il programma di sviluppo complessivo pensato per la città.

Meglio tutto che poco

Soprattutto in questo settore acquisisce quindi maggiore valenza la nostra volontà di puntare in alto. Non siamo quelli che si accontentano di risultati minimi o pasticciati, ritenendoli comunque un progresso rispetto al punto di partenza; non diremo mai “meglio che niente”, perché la storia amministrativa della nostra città ci ha insegnato che il poco non basta per avviare il circolo virtuoso del progresso economico, sociale e civile di un territorio da troppo tempo alla deriva.
Puntiamo al tutto alzando l’asticella delle difficoltà, sebbene si sappia che ciò comporterà più sacrifici e più pazienza, perché siamo mossi dalla profonda convinzione che questa città non possa più permettersi di sbagliare e non possa più perdere tempo ad aspettare che altri, magari da lontano, ci regalino le soluzioni da scopiazzare. Cutro deve ritrovare dentro di sé la capacità e le motivazioni per ricostruire il suo futuro e l’unico metodo che ci appare utile allo scopo è il cambiamento totale di registro, l’abbandono di cattive abitudini e prassi che appaiono consolidate per scegliere la strada delle regole chiare e valide per tutti e della assunzione piena di responsabilità.
Chi sostiene che la nostra scommessa non potrà essere vinta perché crede che la nostra città sia per sua natura refrattaria al cambiamento non potrà mai essere né precursore, né protagonista di questo processo. Noi invece crediamo che la nostra comunità sia stanca di non avere prospettive e sia pronta a condividere l’idea che una nuova città e un nuovo Comune non solo siano possibili, non solo siano necessari, ma convengano a tutti, soprattutto alle nuove generazioni. E’ a loro, in particolar modo, che sono rivolti i nostri sforzi.

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