Programma Amministrativo – Premessa

Programma Amministrativo – Premessa

“…Perché ovunque rivolga lo sguardo c’è del lavoro da fare.”
Barack Obama, discorso di insediamento alla Presidenza degli Stati Uniti, 20 gennaio 2009.

Le parole di Barack Obama racchiudono e descrivono la scintilla e il senso del nostro impegno.
Siamo donne e uomini che si sono ritrovati quasi d’istinto sulla stessa strada, come reduci dopo una tempesta disastrosa: laceri e delusi, ma motivati dalla voglia di ricostruire.
A chi è stato appena sfiorato dal dubbio che la metafora sia esagerata ricordiamo che la nuova amministrazione dovrà fare i conti con un Comune in stato di dissesto finanziario, in un clima di totale sfiducia verso la politica, in un quadro di crisi economica generale che ha assottigliato la classe media, continua a mordere le fasce più deboli e durerà ancora a lungo, in un contesto amministrativo e istituzionale che obbliga sempre di più l’Ente a fare da sé nel reperimento delle risorse e con il fardello di un’immagine pubblica della società cutrese gravemente compromessa dall’eco delle inchieste giudiziarie Aemilia e Kiterion.
A ciò si aggiunga che a questo stato si è arrivati dopo aver sprecato per anni risorse e opportunità che forse mai più si ripresenteranno e la ripartenza dovrà essere effettuata necessariamente prevedendo tutti gli investimenti – sia in termini di risorse umane che in termini di impianti e infrastrutture – che in questi lunghi anni sono stati rinviati per alimentare un sistema ingordo che si aggrovigliava su stesso.
Di fronte a questo totale fallimento occorreva reagire attivamente, uscire dal proprio guscio e proporre una nuova visione della politica. Anzi, aggiungiamo, proponendo la Politica, quella che riteniamo non si sia mai fatta, confondendola con l’accaparramento del voto e con l’occupazione del potere ad ogni costo, senza un disegno, senza un traccia da seguire, senza un obiettivo da perseguire.
Il fallimento della Politica è il fallimento della Democrazia: ecco perché ora e non domani, ora e non la prossima volta è il momento di partecipare e di testimoniare la propria ferma intenzione di lottare per il futuro di questa città.
Vediamo famiglie rassegnate alla sopravvivenza senza sussulti, imprese che vivono di ansie e incertezze, piccoli commercianti, agricoltori, artigiani e professionisti costretti a barcamenarsi con le necessità quotidiane per non chiudere la loro attività. Ma, soprattutto, vediamo adolescenti già votati all’emigrazione come via di fuga: ed è questo il dato che ci ferisce e preoccupa incombendo come un macigno sul futuro della città.
Ecco la nostra motivazione: un senso di ribellione a questo destino, l’ostinazione di chi non si vuole rassegnare a una china che appare irreversibile.
Ma occorre cambiare, e cambiare radicalmente. Significa non limitarsi alla novità, ma spingersi fino alla diversità, vera, tangibile, confrontabile. Significa sacrificio, spirito di servizio, condivisione di preoccupazioni. Ma significa anche reclamare il proprio diritto di sognare in questo luogo, di sfogare il diritto di amarlo fino in fondo in tutta la sua bellezza, di gettare finalmente le cesoie che teniamo in tasca da decenni per tagliare le nostre radici al momento opportuno e scappare via.
Cambiare significa avere il coraggio di proporre scelte storiche, come quella di una donna per la prima volta Sindaco della Città: una scelta che cambia le prospettiva, rovescia la medaglia e ci fa guardare le cose oltre gli orizzonti di sempre, con gli occhi che i cittadini non hanno mai avuto.
Ecco perché in queste pagine non troverete nulla di ordinario, nulla di scontato.
Non siamo qui per proporre ciò che vi è sempre stato proposto e che vi propongono ancora tutti gli altri. Se vorrete ancora quello smettete di leggere e non votate per noi: rimarreste delusi.
Siamo liberi e vi pretendiamo liberi, ecco perché abbiamo scelto questo nome.
Guardiamo lontano e guardiamo dove nessuno ha mai guardato, per miopìa, insipienza o incapacità, ecco perché abbiamo costruito questo simbolo.
Diverso perché nuovo. Diverso perché libero.