Politiche Culturali
“Con la cultura non si mangia”. E’ una frase che troppo spesso abbiamo sentito ripetere per giustificare un atteggiamento distratto verso quel che, invece, è un fattore determinante e irrinunciabile di crescita civile e sociale. Ed è davvero preoccupante che questa erronea concezione abbia preso piede proprio in un Paese che storicamente ha fatto della cultura il suo tratto distintivo e il motore del suo progresso.
Ciò basta per immaginare anche solo lontanamente il ritardo culturale di una città inserita in un contesto storico, geografico ed economico estremamente distante dagli avvenimenti che hanno riguardato l’Italia: basta rileggere le pagine finali de “Il gattopardo” per avere contezza delle condizioni di miseria e arretratezza in cui versava la costa ionica calabrese all’apice dell’epoca risorgimentale; ed è noto che oltre 150 anni di storia unitaria non sono stati sufficienti per colmare queste lacune: anzi, alcune rivisitazioni storiografiche affermano con sempre maggior forza che proprio il processo unitario ha determinato un trasferimento di ricchezza e capacità produttiva in altre zone d’Italia condannando il Meridione ad un’irreversibile condizione di dipendenza dal resto del Paese.
Va da sé che la povertà, il bisogno, il degrado e l’abbandono costituiscono da sempre il terreno più fertile per l’affermarsi dei poteri criminali e dei potentati economici e clientelari, avvitando ulteriormente la crisi della democrazia.
Stando così le cose, la nuova amministrazione sarà chiamata a svolgere un lavoro straordinario in questa direzione, dovendo attribuire priorità assoluta al risveglio culturale della comunità.
Una comunità che, occorre dirlo, non ha perso la sua capacità di produrre cultura ma – anziché appropriarsene per crescere ulteriormente – è generalmente condannata ad esportarla senza trarne alcun beneficio: basti pensare a quanti talenti di origine cutrese – in ogni settore artistico, economico e culturale – sono sparsi in Italia e in Europa per rendersi conto che la città è ancora in grado di utilizzare le sue potenzialità per creare una ben diversa immagine di sé, con tutto ciò che ne consegue sul piano sociale ed economico. Perché senza cultura non si mangia e si è sempre schiavi di qualcuno. Questa è la nostra ferma convinzione.
Saranno tre, nella difficile fase di ripartenza che occuperà l’intero mandato, i campi principali di intervento.
Il rilancio delle iniziative culturali in corso
Negli anni novanta fu avviata una benemerita operazione di riscoperta di Giò Leonardo di Bona e il contesto fu utile per tentare di promuovere la diffusione della cultura scacchistica nella comunità.
A circa vent’anni di distanza è giunto il momento di verificare i risultati di quell’operazione e a noi pare che gli sforzi sin qui compiuti non abbiano raggiunto l’obiettivo di far attecchire una nuova tradizione, di assicurare a Cutro l’immagine di “Città degli scacchi”: nell’immaginario collettivo e nelle nuove generazioni gli scacchi rimangono elemento avulso dalla cultura popolare, un fenomeno elitario riservato ai maestri balcanici o, al limite, agli introversi e agli asociali.
La sensazione è che le iniziative avviate nel tempo siano percepite come inutili e costose ed abbiano bisogno di una complessiva riorganizzazione anche per definirne meglio gli obiettivi.
LiberaMente ritiene che l’idea originaria sia tuttora valida, ma che occorra un piano di rilancio che coniughi meglio il fatto storico con l’impatto urbanistico, l’evento con il ritorno economico, la creazione culturale con la partecipazione popolare. A tali scopi il nostro gruppo si propone di realizzare il progetto denominato “Cutro, Città degli Scacchi”, già presentato nel corso dei lavori di “Agenda 21” e mai realizzato, che darebbe accesso a fondi comunitari anche per il recupero di beni storici come l’antico castello di Chirizzo.
Stesso discorso va fatto per tutto ciò che riguarda la tradizione del pane e dei prodotti enogastronomici che, pur essendo ben radicata nella cultura popolare, non riesce a sfondare il muro dei confini locali. Qui occorre lavorare insieme a tutti gli operatori del settore per la creazione di una filiera efficace e di un marchio di produzione riconoscibile almeno sul mercato regionale.
C’è poi la cultura religiosa, che a Cutro si rinnova con la straordinaria devozione al Crocifisso ligneo custodito presso il Santuario dei frati francescani. Anche qui riteniamo che ci sia bisogno di uno scatto di reni per capire, insieme alle autorità religiose e nel rispetto di tutte le sensibilità, come trasformare un atto di fede spontaneo in una risorsa riconoscibile e insostituibile per la città.
Nuovi spazi per la cultura
Il riferimento precedente ai talenti cutresi non è frutto del caso: non è necessario approfondire l’analisi per capire che la creazione di cultura, sia in termini quantitativi che qualitativi, è direttamente proporzionale agli spazi che le si mettono a disposizione.
L’unico spazio utile per la cultura è attualmente la sala polivalente “Falcone e Borsellino”, che dovrà tornare ad essere uno spazio facilmente fruibile e perfettamente funzionale: più la sala sarà aperta, più si farà cultura in città.
La biblioteca comunale “F. Grisi”, invece, è assolutamente lontana dallo svolgere un ruolo culturale di spessore a beneficio della città e va interamente ripensata ed affidata a personale adeguatamente qualificato. Lo stesso Premio Grisi, valido evento sul piano culturale, merita di essere ricondotto entro confini più consoni alla promozione della cultura, in primo luogo locale.
Ma questi spazi sono assolutamente insufficienti per il nostro bisogno di fare e assorbire cultura. La nostra città non ha un teatro, non ha un cinema, non ha un auditorium, non ha una sala di lettura, non ha un luogo deputato a promuovere integrazione culturale e aggregazione sociale; le strutture sportive pubbliche sono ridotte all’essenziale e sono di sempre più difficile fruizione.
Come pretendiamo che le nuove generazioni si innamorino di questa città se per quasi tutte le attrattive e le occasioni culturali, da vivere come spettatori o come protagonisti, bisogna allontanarsi da Cutro?
Al netto degli ordinari propositi di più libera fruizione degli impianti sportivi, quali luoghi naturalmente adibiti a promuovere aggregazione sociale, la nostra idea di medio termine è il recupero e la riconversione del vecchio mattatoio di Via S. Stefano in centro culturale aperto ai talenti del territorio e in questa direzione lavoreremo. Ma occorre un piano di intervento immediato, perché la cultura e chi la vuole fare non possono più aspettare.
La nostra intenzione è avviare sin dal prossimo autunno un percorso in sinergia con la dirigenza scolastica affinchè gli istituti del territorio, terminata l’attività didattica, si trasformino in spazi aperti alla promozione e creazione culturale, luoghi di incontro e di integrazione, aree di aggregazione
sociale. Un posto in cui trovi sfogo l’arte, l’estro, la fantasia, in una parola il talento degli artisti e di chiunque coltivi un sogno nel campo culturale. Immaginiamo le nostre scuole aperte e frequentate fino a tarda notte, perché vi si ospitano prove musicali, laboratori e mostre di pittura, rappresentazioni teatrali, caffè letterari, riunioni tra le realtà associative.
Nello stesso solco va l’idea di un primo intervento di recupero dell’immenso spazio attualmente occupato dal rudere del vecchio istituto “Diego Tajani”, struttura vittima di drammatici errori di programmazione e di atti di vandalismo che gridano vendetta sociale.
Liberamente intende innanzitutto revocare l’interesse manifestato per una riconversione a nuova Stazione dei Carabinieri, nella certezza che anche l’Arma troverà più conveniente e razionale l’utilizzo di una delle palazzine della incompiuta Caserma dell’Esercito.
Nell’attesa di ridefinire gli scopi e le modalità per il completo riutilizzo del luogo, che potrebbe un giorno essere pensato per ospitare la nuova scuola elementare, ci poniamo intanto l’obiettivo di mandato di recuperare l’intera area e di partire dalla ricostruzione della palestra e dell’anfiteatro, quali luoghi di incontro e cultura riservati alla scuola media negli orari didattici e al pubblico negli altri orari.
Iniziative su vecchie e nuove tradizioni
In fondo è facile rendersi conto che la vecchia locuzione panem et circenses custodisce tuttora una indubitabile verità: un evento culturale ben organizzato e pubblicizzato diventa occasione di circolazione e produzione di ricchezza, soprattutto se si riesce a renderlo unico e attraente anche per chi non è di Cutro.
Esattamente come immaginato per il mese di maggio nel progetto della “Città degli scacchi”, occorrerebbe allora inventarsi nuove iniziative che contribuiscano a caratterizzare i mesi di giugno e settembre, creando nuove occasioni di curiosità e di coinvolgimento del pubblico in un’ottica di destagionalizzazione del turismo.
Due aspetti vengono in mente: i vecchi giochi popolari e i nuovi sport praticabili nel nostro territorio.
I primi potrebbero essere lo strumento per organizzare un Palio popolare che coinvolga tutta la cittadinanza e inneschi una sana competizione tra i rioni del territorio, ivi compresi i rioni marini.
Riguardo ai secondi, viene in mente la caratteristica del nostro litorale, particolarmente apprezzato dagli amanti del wind-surf e kite-surf.
E’ nostra intenzione dare ogni sostegno e promuovere direttamente, se del caso, ogni attività utile alla realizzazione e allo sviluppo di tali iniziative.