Piano di Sviluppo Urbano

Piano di Sviluppo Urbano

“…..Ecco, a un distendersi delle dune gialle in una specie di altopiano, Cutro. Lo vedo correndo in macchina : ma è il luogo che più mi impressiona di tutto il viaggio…”.
Sicuramente è questo incipit di Pier Paolo Pasolini, a esprimere nella maniera più incisiva, il reale sentimento di chiunque si trovi ad osservare il centro urbano di Cutro e i suoi dintorni.
Tale sguardo non può non cogliere, interrogandosene, il dualismo preponderante fra il carattere naturalistico/paesaggistico del territorio circostante, il centro abitato e lo sviluppo disordinato, caotico, confuso e fuori dal tempo.
L’attuale agglomerato urbano, sorto infatti dopo la ricostruzione post sismica a metà del XIX secolo, si snoda lungo l’asse viario “Corso Nazionale”, che fu fino agli anni ’70, asse di primaria importanza per lo sviluppo dell’economia locale poiché fece di Cutro un luogo di passaggio obbligato (allora S.S. 106 Ionica). Tutto cambiò quando si decise di modificare il tracciato della suddetta Statale, spostandolo lungo la costa e relegando quindi Cutro a condizione di economia marginale.
Il tessuto urbano fino ad allora generato da pratiche edificatorie fuori controllo, basate su lottizzazioni tipiche delle comunità ottocentesche, contraddistinto da una massiccia densità di costruzioni, aveva lasciato poco spazio per elementi essenziali allo sviluppo urbanistico moderno (parcheggi, piazze, giardini pubblici, strade di raccordo), sacrificando beni e servizi comuni in favore dell’abuso privato.
Nei punti più esterni all’abitato, poi, le vie terminavano senza soluzione di rapporto verso il paesaggio.
L’elemento che maggiormente qualificava e caratterizzava il luogo, ossia il paesaggio circostante con i suoi calanchi argillosi, è stato in realtà il grande assente nello sviluppo urbano del recente passato di Cutro.

Veniamo da lontano…

Cutro ha origini antichissime e la sua fondazione avvenne ad opera degli Enotri, popolazione italica che si insediò in queste terre, anticipando perfino la colonizzazione greca.
Durante la fine dell’Undicesimo secolo si registrano i primi documenti su “Cutrum”, come “locus”, “tenimentum” o “casalis” in territorio di Santa Severina.
Allo stato attuale possiamo supporre che il “Casale di Cutro” si sia sviluppato attorno a un sistema cardo – decumanico, su cui si basò l’antico borgo pre-terremoto.
Successivamente l’edificazione delle diverse chiese ha arricchito il patrimonio architettonico e urbanistico della città, sviluppando attorno alle proprie costruzioni diversi insediamenti antropici.
L’evento sicuramente più traumatico nella storia della città fu il terremoto dell’8 marzo 1832, che oltre a mietere numerose vittime tra gli abitanti, distrusse completamente l’intero borgo, modificando non solo la conformazione urbana ma anche quella del territorio circostante. Dalle cronache dell’epoca si apprende che la maggior parte dei rioni storici di Cutro (Casazza, Casale, Banda…) “…se ne scesero a valle…”.
Per la ricostruzione si decise perciò di estendere la città verso i siti fino ad allora rimasti marginali, ma con dislivelli minori, quali San Domenico e San Biagio, dove venne pianificato il “Novello Cutro” e quindi lungo i due lati di quello che oggi è il Corso Nazionale e che allora era la “Nuova Strada Carrara Regia”.
La crescita edilizia e urbana assunse dimensioni esponenziali in seguito al “boom economico” degli anni ’60 ed ha avuto effetti deleteri per la crescita urbana. A causa dell’edificazione disordinata, dell’assenza di controlli, dell’abusivismo edilizio, le peculiarità del luogo sono andate perdute, tanto da compromettere fortemente anche le caratteristiche del nucleo storico. Tutto questo, nonostante non mancassero esempi virtuosi di insediamenti urbani, realizzati negli anni immediatamente precedenti oltre i confini del nucleo consolidato, come il Quartiere INA Casa di Mario De Renzi e la “Città – Giardino” dell’U.N.R.A. Casas di Mario Fiorentino, entrambi realizzati negli anni ’50 e che oggi risultano degradati e compromessi.
E’ palese dunque, che un modello di “sviluppo” basato sull’edificazione spontanea e fuori controllo, che non lascia margini di movimento all’atto pianificatorio e che non riconosce valenza né al contesto circostante né ai riferimenti storici e culturali del luogo, non solo non ha innescato alcuno sviluppo economico, ma ha allontanato qualsiasi possibilità di investimento, in particolare nel settore turistico, svilendo altresì la qualità economica di tutta quella mole di immobili che di per sé non hanno, né avranno alcun valore a breve e medio termine.

Guardiamo lontano…

Noi di LiberaMente invece, pensiamo che si possa invertire la deleteria tendenza al degrado urbano, attivando una serie di buone pratiche e formalizzando delle semplici regole chiare, che valgano da guida nel settore dell’attività edilizia e nelle trasformazioni urbane, che nell’insieme formino “sistema” con l’attività politica.
E’ falso e pretestuoso imputare il fallimento di un modello di sviluppo al mero Strumento Urbanistico, la cui adozione storicamente fu assai tardiva e che di per sé, mai è stato pienamente attuato, forse per ignoranza politica, sociale o più semplicemente imperizia tecnica o forse (e siamo sicuri di colpire nel segno) colpevole interesse privato da parte di chi, quello strumento aveva il dovere di interpretarlo e renderlo operativo.
Allo stesso modo, non si può pensare che l’approvazione di un nuovo Piano (la cui elaborazione per altro, è un mero obbligo di legge), possa automaticamente rappresentare la soluzione di tutti i mali che affliggono la comunità, anche perché rimane inalterata la questione inerente la gestione del piano stesso.
Non sembra infatti, almeno da una prima analisi del piano in itinere, che si prospettino strategie di sviluppo di grande valenza e/o ampio respiro. Le Norme Tecniche d’attuazione relative allo strumento medesimo, contrariamente alle premesse iniziali, non si traducono nell’esplicazione dettagliata degli interventi possibili, ma presentano un forte carattere aleatorio ed ampi margini per interpretazioni arbitrarie, assumendo in realtà la connotazione di semplici dichiarazioni di intenti. La relazione di Piano, poi, contraddice sé stessa a più riprese.
Appare dunque chiaro che un’azione amministrativa seria, concreta, che risponda alle istanze di sviluppo del territorio, passa innanzitutto da una corretta programmazione e pianificazione degli interventi, oltre che ad una loro chiara interpretazione.

Strategie

Per quanto possa sembrare superfluo, a tratti banale, è bene riaffermare la vitale importanza per un territorio delle sue vie di comunicazione. Questa purtroppo è una delle note dolenti del nostro territorio, viste le condizioni pessime in cui versano i principali assi di collegamento urbani ed extra urbani, soggetti continuamente a frane e cedimenti, per via dello stato avanzato del dissesto idrogeologico e per via della mancanza di manutenzione periodica. Per immaginare lo sviluppo di un territorio è necessario che esso sia prima di tutto raggiungibile e visitabile, con comodità, sicurezza e piacevolezza.
A tal fine LiberaMente vuole intraprendere una battaglia per il riscatto di questo territorio, portando le istanze di Amministrazione e Cittadini, ai più alti livelli di rappresentanza istituzionale, coinvolgendo i diversi Enti sovraordinati nella risoluzione di tale annosa problematica e ponendoli dinnanzi alle rispettive mancanze e responsabilità, al fine di una definitiva normalizzazione del sistema viario urbano ed extra urbano, affinché dopo si possa parlare solo di manutenzione ordinaria.
Per noi di LiberaMente la strada maestra è necessariamente quella di una visione complessiva del territorio, volta non alla stesura di un “libro dei sogni”, così come puntualmente ci è stato propinato sino ad ora, ma all’attuazione di strategie a breve e lungo termine che restituiscano finalmente decoro, dignità e qualità sociale – architettonica e urbana – ad edifici, strade e spazi urbani troppo spesso colpevolmente trascurati, nonché una riorganizzazione razionale e funzionale delle differenti attività umane ad essi inerenti.
Le discussioni messe in atto durante i nostri Laboratori Programmatici e il confronto con le diverse professionalità che ci hanno coadiuvato, hanno messo in luce la necessità di attivare una serie di interventi e strategie volte a conferire un rinnovato interesse per l’assetto urbano, in relazione soprattutto alla formulazione di un territorio nuovo, proteso verso la naturale promozione delle bellezze e peculiarità locali, nonché al soddisfacimento dei servizi ad esse inerenti.
Agiremo dunque nella piena convinzione che ogni opera da realizzare, ogni manifestazione o iniziativa pubblica, ogni azione amministrativa intrapresa, dovrà essere caratterizzata da una forte connotazione di sviluppo culturale, sociale ed economico.
Un territorio deve necessariamente rispondere in prima istanza alle necessità di chi quel territorio lo vive quotidianamente. L’amara seppur ovvia constatazione che abbiamo rilevato è che effettivamente alla nostra comunità mancano le azioni minime volte all’attuazione di regole che garantiscano i diritti di tutti e stanno alla base di quella che nel sentire comune è definita “normale amministrazione”.

Azioni

In relazione a quanto fino ad ora esposto, riteniamo che il primo passaggio da espletare riguardi la definizione di un “sistema” di regole chiare e non interpretabili, la cui valenza sia di interesse generale e, alla cui formulazione debba seguire un efficiente sistema di controllo, repressione ed, eventualmente, sanzione da parte degli organi preposti a tal fine.

Regolamento Edilizio:

Nel caso specifico, il sistema delle regole a cui facciamo riferimento dovrà necessariamente muovere i primi passi dalla elaborazione di un Regolamento Edilizio dettagliato nei minimi particolari, che non lasci margine alcuno all’interpretazione e alla volubilità di singoli soggetti.
Troppo spesso abbiamo assistito al reiterarsi di attività edificatorie arbitrarie e fuori controllo, ignorate se non avallate, da chi invece doveva controllare nell’interesse della collettività e all’occorrenza reprimere gli abusi.
E’ grave che tale strumento, di norma posto a corredo del PRG, seppure redatto in sua concomitanza, mai sia stato approvato e quindi adottato, preferendo bensì affidarsi al giudizio personale dei singoli.
Necessità che emerge e si rinnova ancor più in tale fase di adozione del nuovo strumento urbanistico generale, oggi denominato PSC ovvero Piano Strutturale Comunale, la cui impostazione, da una prima analisi ci pare assai parziale e confusa, così come espresso in precedenza.

Piani Urbanistici di Dettaglio:

Riteniamo che nell’ottica di una visione completa dello sviluppo territoriale futuro, al fine di migliorare la qualità urbana e di vita dei cittadini, niente vada lasciato al caso.
Il sistema di regole al quale facciamo riferimento prevede perciò la redazione di una serie di Piani Urbanistici Particolareggiati che normino nel dettaglio le diverse attività, in sintonia con gli obiettivi della pubblica amministrazione.
Siamo convinti infatti che, contrariamente a quanto si pensi, regole certe portino ad un’organizzazione più funzionale dei sistemi urbani, prospettando occasioni di lavoro soprattutto qualificato, in particolare per tecnici e operatori del settore. Inoltre garantiranno a lungo termine una evoluzione dei principi e della qualità architettonica che, al momento, è lasciata alla mera intuizione dei dirigenti pro tempore.

Piano del Verde Urbano:

Uno di questi importanti strumenti, cui vogliamo fare riferimento, come già espresso in precedenza, che si inserisce in una visione ampia e moderna della pianificazione urbana, che esuli dal mero rispetto degli standard urbanistici è il Piano del Verde Urbano, che rappresenta uno strumento strategico, utile per la conoscenza delle essenze vegetali che caratterizzano il territorio e atto a mitigare gli effetti dell’attività antropica sul sistema urbano, anche al fine di un utilizzo più razionale delle risorse e del suolo agricolo.
Un primo passaggio significativo sarà relativo, appunto, alla conoscenza, che potrà essere promossa a costi ridotti avvalendosi del contributo dell’Istituto Agrario presente sul nostro territorio, dell’ordine degli agronomi, degli studenti di agraria o anche di associazioni di volontari. Con il censimento è possibile affrontare nel modo più corretto il controllo dello stato fitosanitario della vegetazione, la pianificazione di nuovi impianti, la programmazione degli interventi di manutenzione del verde e non da ultimo i rapporti tra l’Amministrazione e i cittadini, nonché di questi ultimi col proprio territorio.

Piano del Colore:

Il Piano del Colore, la cui valenza potrà essere estesa all’intero territorio comunale, ma che sicuramente dovrà interessare la parte storica del comune di Cutro, dovrà contenere un insieme di norme tese al recupero dell’immagine complessiva della aree della città e della loro identità storico-culturale.
Tutto ciò, al fine di richiamare progettisti, committenti e semplici cittadini a prestare attenzione all’aspetto esteriore degli edifici e quindi a tutto il costruito che influenza il nostro vivere quotidiano.
Il Piano, quale importante strumento di riqualificazione, conterrà tutte quelle norme specifiche atte a regolare l’uso del colore da applicare ai fabbricati, in relazione alle tinte, ai possibili abbinamenti, alle finiture, ai materiali, alle tipologie da utilizzarsi per tutti gli elementi (funzionali, decorativi e tecnologici) che compongono le facciate e le sistemazioni esterne degli edifici.

Piano Urbano del Traffico:

Consapevoli che nel Comune di Cutro il problema si presenta per lo più nei mesi estivi, quando la popolazione presente sul territorio aumenta a dismisura o in occasione di grandi eventi di rilevante importanza, come la Festa Settennale del S.S. Crocifisso, il Piano Urbano del Traffico (PUT) dovrà prevedere un insieme di interventi coordinati per il miglioramento delle condizioni della circolazione stradale nell’area urbana, dei pedoni, dei mezzi pubblici e dei veicoli privati.
Gli obiettivi principali di tale strumento saranno:
1. Protezione e potenziamento del trasporto pubblico;
2. Regolarizzazione dei parcheggi e della sosta (magari attraverso la redazione di un apposito Piano dei Parcheggi);
3. Controllo dell’impatto sulle parti urbane più pregiate o più fragili della città.
Tali interventi dovranno però tenere necessariamente conto delle esigenze che caratterizzano i diversi periodi dell’anno, con l’obiettivo di contenere al massimo, mediante interventi di modesto onere economico, le situazioni di circolazione critiche.

Piano delle Attività Commerciali:

Nell’ affrontare il problema della pianificazione del commercio, consapevoli che esso si distribuisce naturalmente per assi, punti o poli, e non per aree territoriali estese, proponiamo di partire dall’analisi della realtà commerciale locale per individuarne le caratteristiche distributive in rapporto al territorio.
Il fine è di definire veri e propri “sistemi commerciali”, che vadano a strutturare l’impianto distributivo presente sul territorio, in alternativa ad una distribuzione pressoché casuale rispetto all’edilizia presente in loco.
Nelle intenzioni, questa è l’occasione per tentare di restituire vitalità al Centro Storico, dove potrebbero essere dislocate tutte quelle attività tipiche, quali artigianato locale, produzioni di pregio, laboratori artistici, locande tipiche, rivendita di prodotti agroalimentari a “chilometro zero”.
In quest’ottica, pensiamo che un ruolo di primaria importanza dovrà essere assunto dall’antica Piazza Mercato che, dopo l’abbattimento del vecchio mercato coperto, può tornare ad essere il fulcro dell’attività economica tradizionale di Cutro, restituendo vitalità alla storica piazza cittadina, attraverso la riqualificazione delle antiche botteghe che ne caratterizzano la struttura.

In concreto:

Per Noi di LiberaMente è fondamentale la partecipazione dei cittadini all’attività amministrativa, poiché solo agendo in questa direzione riteniamo di potere dare un contributo definitivo ed ampiamente condiviso per il futuro sviluppo della comunità e per una ricostruzione concreta del tessuto sociale.
Questo modo di agire, che è nostra intenzione adottare in tanti ambiti della vita amministrativa, sarà tanto più valido e concreto proprio nel campo urbanistico e quindi del governo del territorio, per fare in modo che le attività programmate e progettate e i lavori pubblici realizzati siano effettivamente espressione di una identità comune ed ampiamente riconosciuta e accettata.
Intendiamo fare tutto ciò attraverso incontri, seminari, convegni e soprattutto laboratori, in cui fare convergere le diverse sensibilità presenti sul territorio, avvalendoci del contributo di soggetti esperti e di comuni cittadini, coinvolgendo tutte le fasce di età a partire dai bambini delle scuole fino agli anziani.
L’idea sostanzialmente è quella di istituire una sorta di “Osservatorio Permanente” sull’attività edificatoria e urbana, che porti a un rinnovato interesse per la qualità edilizia e architettonica, per la riqualificazione energetica degli edifici, per il recupero del centro storico e del costruito in genere. Tutto questo dovrà avvenire in sinergia, oltre che con i tanti singoli professionisti operanti in città, anche e soprattutto con ordini professionali, istituti scolastici, atenei universitari, enti e istituzioni, in particolare le soprintendenze, quali guide e garanti della qualità delle proposte e dei relativi interventi.
Questo avrà necessariamente importanti conseguenze, non solo sul tessuto urbano, ma in particolare attiverà un processo di sviluppo turistico e quindi economico che materialmente si tradurrà in occasioni di lavoro per progettisti, tecnici, imprese e operatori dei diversi settori.
Sinteticamente possiamo tradurre tutto questo in una serie di operazioni volte a:
 Indicare criteri di riuso e recupero degli edifici storici, anche attraverso l’eventuale apposizione del vincolo di tutela;
 Studio relativo alla presenza, nel territorio, di eventuali resti archeologici e adozione delle misure necessarie alla tutela e valorizzazione;
 Attuazione di opere atte al riefficientamento energetico, in prima istanza, di tutti gli edifici di proprietà Comunale e in seguito anche quello relativo ad edifici privati;
 Progettazione ed esecuzione di interventi di restauro delle antiche case contadine, che caratterizzano il centro storico, adattabili – a seconda dei casi – ad attività inerenti: Antichi Mestieri, Albergo Diffuso, Social Housing, Allestimenti Museali riguardanti Scene di Vita Contadina ecc…
E’ bene soffermarsi un momento in più su quest’ultimo punto, in quanto riteniamo sia fondamentale per tracciare le linee guida di questa visione nuova nei riguardi di questa città.
Pensiamo, infatti, che la questione dell’identità sia di vitale importanza e quindi una qualsiasi idea di sviluppo, in particolare di tipo turistico, non possa prescindere dalle radici storiche del nostro territorio. Ecco perché intendiamo avviare una fase di studio, mirata all’ampliamento dell’offerta culturale e turistica che non si può limitare al solo turismo balneare sulla costa (tra l’altro ancora a livelli minimi).
Non è perciò peregrina l’ipotesi di avviare una fase di indagine di tipo archeologico, che – partendo dall’antica Kyterion – abbraccia potenzialmente tutte le epoche storiche sino ai manufatti più recenti, sia quelli di maggiore pregio architettonico presenti nell’ambito del nucleo storico cutrese, che sulle architetture storiche spontanee come le vecchie casette contadine che caratterizzavano l’antico abitato.
Queste ultime, nonostante il loro forte carattere identitario, sono state sino ad oggi continuamente ignorate da tecnici e amministrazioni, che hanno colpevolmente e indiscriminatamente perpetrato continue operazioni di oblio e demolizione, tra l’altro in palese violazione del vigente PRG, che vieta operazioni di abbattimento nell’ambito delle Zone A, ossia in centro storico.
La guida turistica “Incontro con la Calabria” (Laruffa Editore) datata 1981, quindi non moltissimi anni fa, così descriveva sinteticamente la Nostra cittadina:
“….. Il paese, non presenta particolari monumenti anche se la semplicità delle case basse e linde, assolate, tutte simili tra di loro, bianche e con gradini di accesso sulla strada, è motivo di autentica poesia, specie se il visitatore vi si reca alla sera, quando i contadini tornano dai campi”.
Riteniamo dunque doverosa un’azione di salvaguardia di tali manufatti e dell’intero centro storico, nel cui ambito esse potranno assumere, tra le tante, anche una nuova funzione di valenza sociale con il restauro delle antiche botteghe artigiane, all’interno delle quali saranno avviati percorsi formativi per minori a rischio, atti al recupero degli antichi mestieri.
Nel complesso, si tratterà di un lavoro arduo e lungo, che sarà possibile avviare attingendo ai numerosi fondi previsti dai piani Europei e attivando le direttive governative, avviate anche in Italia: pensiamo ad esempio alla redazione di piani complessi e piani di recupero, di ampio respiro e di valenza pluriennale, per la riqualificazione urbana.
Siamo coscienti che si tratta di un’ampia mole di lavoro, che non potrà concludersi in tempi brevi ma che è fondamentale attivare da subito.

Organizzazione:

Raggiungere gli obiettivi è di fondamentale importanza per un’azione amministrativa che si rivolga in maniera compiuta all’ascolto e alla risoluzione dei problemi della comunità.
Due punti saranno fondamentali nell’ambito della riconfigurazione degli uffici specifici, che a sua volta, così come espresso in precedenza, rientreranno in un’azione più ampia di ammodernamento della “macchina amministrativa”, ossia:
 Istituzione dello Sportello Unico dell’Edilizia:
Si tratta dell’organo preposto alla cura di tutti i rapporti fra il privato e l’amministrazione e, quando previsto, con le altre amministrazioni chiamate a pronunciarsi sull’intervento edilizio oggetto della richiesta. Non è un semplice atto conformativo ad una norma, ma un modo per ribadirne lo spirito, che condividiamo, in quanto esso può divenire uno strumento strategico per promuovere la trasparenza delle procedure e quindi azioni virtuose contro la corruzione.
Il fine infatti è quello di redigere regole interne certe atte a garantire il rispetto dei ruoli e delle assunzioni di responsabilità certificando il tracciamento sicuro dell’iter istruttorio delle diverse pratiche, mettendo a disposizione della cittadinanza tutta gli atti cosiddetti pubblici.
 Dotazione all’Ufficio Tecnico di un Sistema G.I.S. :
Il G.I.S. (Geographical Information System) o sistema informativo geografico è uno strumento che attraverso appositi software, permette la creazione di data base e mappe, anche tridimensionali, atte a consentire agli organi preposti di visualizzare e analizzare le informazioni e perciò spiegare eventi, pianificare strategie o progettare infrastrutture territoriali.
Un esempio concreto è relativo alla catalogazione delle diverse reti urbane di servizio (idrica, fognante ecc…), ciò consentirà di individuare eventuali guasti e/o disfunzioni in tempi celeri e in modo sicuro.
Riteniamo altresì opportuno promuovere momenti di formazione, non solo per i dipendenti strutturati e in forza all’Ente, ma che consentano a giovani laureati e/o studenti di coadiuvare con entusiasmo e competenza l’azione amministrativa, incrementando il proprio curriculum professionale e il proprio bagaglio culturale e di conoscenze tecniche.

Sistema:

L’ambizione e la capacità attrattiva di un luogo derivano da un’organizzazione razionale delle sue componenti.
Affinché si strutturi un organismo urbano appetibile per i visitatori e apprezzabile dagli abitanti, è necessario immaginare e costituire un “Sistema Città”.
Per fare ciò non bisogna inventarsi alcunché di nuovo o immaginarsi scenari avveniristici, basta carpire la naturale vocazione dei luoghi, semplicemente guardando la città con occhi nuovi e “mettendo a sistema” ogni sua componente.
Per noi di LiberaMente, questo passa attraverso l’individuazione di alcuni “Poli Urbani” che, nelle nostre intenzioni, andrà a riconfigurarne l’identità urbana, imprimendo a tali luoghi una riconoscibilità che sarà alla base della riorganizzazione funzionale di tutto l’assetto urbano.
Non un semplice trasferimento di funzioni da un sito ad un altro quindi, ma la volontà di imprimere all’impianto urbano un’impronta forte, definitiva e identitaria.

Itinerari Storico – Culturali:

Riconnettere il tessuto sociale significa valorizzare l’aspetto storico e culturale di un territorio. Questo, da un punto di vista urbanistico e architettonico, si traduce nella caratterizzazione di luoghi generalmente riconosciuti, che gli abitanti sentano propri e i visitatori riconoscano come testimonianze identitarie del luogo medesimo.
A questo proposito riteniamo strategica l’individuazione e la delineazione di una serie di percorsi tematici, storici e culturali che testimonino l’identità locale.
Così facendo, con lo studio e la valorizzazione dei vari temi, si potranno caratterizzare le diverse zone del centro urbano tramite l’utilizzo di materiali locali, vegetazione autoctona, elementi d’arredo.
Sarà questo il pretesto per potere iniziare un’azione di pianificazione e riqualificazione urbana particolareggiata che coinvolga alla fine le singole proprietà ed i singoli edifici, anche su piccola scala, nonché la loro valorizzazione da un punto di vista economico e funzionale nell’ottica di una rinnovata gestione mirante ad un serio progetto di sviluppo artistico, culturale e turistico, nell’immediato futuro.

Poli Culturali Urbani:

Riteniamo che lo sviluppo di un territorio passi principalmente dal suo accrescimento culturale.
Guardiamo al fattore cultura non come un fatto prettamente privato o di “nicchia”, ma quale volano per uno sviluppo economico concreto e di evoluzione sociale, contrariamente a chi ritiene che “con la cultura non si mangia”!
Per noi, questo si traduce materialmente attraverso la riorganizzazione funzionale e spaziale di alcuni comparti urbani, che assumeranno una nuova valenza e riconoscibilità. Non un semplice trasferimento di funzioni, ma una riorganizzazione degli spazi, mirata ad una riqualificazione completa delle aree urbane oggetto di intervento.