COPIATO: INGIUDICABILE!

COPIATO: INGIUDICABILE!

Per quanto riguarda il programma amministrativo di “Patto Civico per Cutro” – candidato Sindaco Massimo Tambaro, basterebbe semplicemente scrivere “na stampa” quello di Ferentino, comune del Lazio, programma amministrativo del candidato Sindaco Antonio Pompeo (elezioni 2013).

Dall’impaginazione ai titoli, dai contenuti all’indice non si rileva tra i due programmi ombra alcuna di differenza. Addirittura in molte pagine ricorre la parola “proseguire”, trattandosi – nel caso di Ferentino – di un candidato Sindaco che si propone ad amministrare per la seconda volta, “proseguendo” quindi un’azione amministrativa già avviata. Cosa “prosegue” la lista “Patto Civico per Cutro”? Forse l’azione amministrativa dell’ex Sindaco Salvatore Migale? D’altra parte non sarebbe così scandaloso!

Il programma amministrativo “Patto Civico per Cutro” non presenta poi alcuna integrazione che intervenga sulla specificità cutrese. Eppure il comune di Ferentino non è in dissesto finanziario, ha circa il doppio della popolazione cutrese, non si affaccia sul mare e di inverno ha il problema neve.

Interessante lo slogan di “Patto Civico per Cutro”: “dai forza alle idee”… a quelle degli altri!

Duro lavoro delle altre liste nella stesura dei programmi

Duro lavoro delle altre liste nella stesura dei programmi

Cutro non merita tanta superficialità!

Impegnarsi nella costruzione di un Programma Amministrativo serio significa dotarsi dello strumento guida dell’azione amministrativa. Lo sappiamo noi di Liberamente che, con entusiasmo ma anche con tanta dedizione, abbiamo voluto e preteso da noi stessi un approfondimento sincero e costruttivo delle problematiche del nostro territorio.

Appare invece evidente come questo approfondimento gli amici delle altre liste abbiano ritenuto opportuno superarlo, in nome di un più facile e superficiale copia-incolla.

Cutro ha delle peculiarità che la rendono unica, unica per i suoi problemi, unica per il suo territorio, unica per la sua gente, unica…

Se è parsa impresa dura, faticosa ed insormontabile quella di scrivere poche pagine da presentare agli elettori per riassumere l’idea che si ha della propria terra, come si può credere che queste stesse persone potranno dotarsi di spirito di sacrificio, pazienza ed onestà intellettuale per effettuare un’azione amministrativa che miri al bene di quegli stessi cittadini che oggi stanno sostanzialmente prendendo in giro?

Copiato: 10 e lode!

COPIATO: 10 E LODE!

Duro lavoro di “copia-incolla”! I comuni più interessanti, agli occhi di Divuono & co., sembrano essere quelli laziali, unica eccezione per Cittanova, comune calabrese.

Il sistema delle regole, trasparenza e codice etico presi pari pari dal comune di Cittanova (Programma Amministrativo Francesco Rao Sindaco, elezioni 2014) e Nettuno (Programma Amministrativo Eufemi Sindaco, elezioni 2013).

Aggiudicatari delle politiche sociali, sport, istruzione e difesa del territorio, il comune di Cervaro (Programma Amministrativo Mauro Cernesi Sindaco, elezioni 2012).

La cosa più preoccupante è la lettera di presentazione del candidato Sindaco Divuono, ispirato dalla Signora Gina Cetrone, candidata Sindaco al comune di Terracina. La Cetrone si presenta con uno slogan: “per una CITTA’ NORMALE”… ci ricorda qualcosa!

Nelle foto evidenziamo con diversi colori la provenienza dei vari passaggi copiati del programma:

  • in giallo, le presentazioni (Cetrone vs Divuono);
  • in verde e rosa, i copiati dai comuni di Cittanova e Nettuno;
  • in blu, i copiati dal comune di Cervaro.

Comprendiamo la difficoltà di distinguere “Cutro Città Normale” dal resto d’Italia.

 

Programma Amministrativo – Premessa

Programma Amministrativo – Premessa

“…Perché ovunque rivolga lo sguardo c’è del lavoro da fare.”
Barack Obama, discorso di insediamento alla Presidenza degli Stati Uniti, 20 gennaio 2009.

Le parole di Barack Obama racchiudono e descrivono la scintilla e il senso del nostro impegno.
Siamo donne e uomini che si sono ritrovati quasi d’istinto sulla stessa strada, come reduci dopo una tempesta disastrosa: laceri e delusi, ma motivati dalla voglia di ricostruire.
A chi è stato appena sfiorato dal dubbio che la metafora sia esagerata ricordiamo che la nuova amministrazione dovrà fare i conti con un Comune in stato di dissesto finanziario, in un clima di totale sfiducia verso la politica, in un quadro di crisi economica generale che ha assottigliato la classe media, continua a mordere le fasce più deboli e durerà ancora a lungo, in un contesto amministrativo e istituzionale che obbliga sempre di più l’Ente a fare da sé nel reperimento delle risorse e con il fardello di un’immagine pubblica della società cutrese gravemente compromessa dall’eco delle inchieste giudiziarie Aemilia e Kiterion.
A ciò si aggiunga che a questo stato si è arrivati dopo aver sprecato per anni risorse e opportunità che forse mai più si ripresenteranno e la ripartenza dovrà essere effettuata necessariamente prevedendo tutti gli investimenti – sia in termini di risorse umane che in termini di impianti e infrastrutture – che in questi lunghi anni sono stati rinviati per alimentare un sistema ingordo che si aggrovigliava su stesso.
Di fronte a questo totale fallimento occorreva reagire attivamente, uscire dal proprio guscio e proporre una nuova visione della politica. Anzi, aggiungiamo, proponendo la Politica, quella che riteniamo non si sia mai fatta, confondendola con l’accaparramento del voto e con l’occupazione del potere ad ogni costo, senza un disegno, senza un traccia da seguire, senza un obiettivo da perseguire.
Il fallimento della Politica è il fallimento della Democrazia: ecco perché ora e non domani, ora e non la prossima volta è il momento di partecipare e di testimoniare la propria ferma intenzione di lottare per il futuro di questa città.
Vediamo famiglie rassegnate alla sopravvivenza senza sussulti, imprese che vivono di ansie e incertezze, piccoli commercianti, agricoltori, artigiani e professionisti costretti a barcamenarsi con le necessità quotidiane per non chiudere la loro attività. Ma, soprattutto, vediamo adolescenti già votati all’emigrazione come via di fuga: ed è questo il dato che ci ferisce e preoccupa incombendo come un macigno sul futuro della città.
Ecco la nostra motivazione: un senso di ribellione a questo destino, l’ostinazione di chi non si vuole rassegnare a una china che appare irreversibile.
Ma occorre cambiare, e cambiare radicalmente. Significa non limitarsi alla novità, ma spingersi fino alla diversità, vera, tangibile, confrontabile. Significa sacrificio, spirito di servizio, condivisione di preoccupazioni. Ma significa anche reclamare il proprio diritto di sognare in questo luogo, di sfogare il diritto di amarlo fino in fondo in tutta la sua bellezza, di gettare finalmente le cesoie che teniamo in tasca da decenni per tagliare le nostre radici al momento opportuno e scappare via.
Cambiare significa avere il coraggio di proporre scelte storiche, come quella di una donna per la prima volta Sindaco della Città: una scelta che cambia le prospettiva, rovescia la medaglia e ci fa guardare le cose oltre gli orizzonti di sempre, con gli occhi che i cittadini non hanno mai avuto.
Ecco perché in queste pagine non troverete nulla di ordinario, nulla di scontato.
Non siamo qui per proporre ciò che vi è sempre stato proposto e che vi propongono ancora tutti gli altri. Se vorrete ancora quello smettete di leggere e non votate per noi: rimarreste delusi.
Siamo liberi e vi pretendiamo liberi, ecco perché abbiamo scelto questo nome.
Guardiamo lontano e guardiamo dove nessuno ha mai guardato, per miopìa, insipienza o incapacità, ecco perché abbiamo costruito questo simbolo.
Diverso perché nuovo. Diverso perché libero.

Politiche Culturali

Politiche Culturali

“Con la cultura non si mangia”. E’ una frase che troppo spesso abbiamo sentito ripetere per giustificare un atteggiamento distratto verso quel che, invece, è un fattore determinante e irrinunciabile di crescita civile e sociale. Ed è davvero preoccupante che questa erronea concezione abbia preso piede proprio in un Paese che storicamente ha fatto della cultura il suo tratto distintivo e il motore del suo progresso.
Ciò basta per immaginare anche solo lontanamente il ritardo culturale di una città inserita in un contesto storico, geografico ed economico estremamente distante dagli avvenimenti che hanno riguardato l’Italia: basta rileggere le pagine finali de “Il gattopardo” per avere contezza delle condizioni di miseria e arretratezza in cui versava la costa ionica calabrese all’apice dell’epoca risorgimentale; ed è noto che oltre 150 anni di storia unitaria non sono stati sufficienti per colmare queste lacune: anzi, alcune rivisitazioni storiografiche affermano con sempre maggior forza che proprio il processo unitario ha determinato un trasferimento di ricchezza e capacità produttiva in altre zone d’Italia condannando il Meridione ad un’irreversibile condizione di dipendenza dal resto del Paese.
Va da sé che la povertà, il bisogno, il degrado e l’abbandono costituiscono da sempre il terreno più fertile per l’affermarsi dei poteri criminali e dei potentati economici e clientelari, avvitando ulteriormente la crisi della democrazia.
Stando così le cose, la nuova amministrazione sarà chiamata a svolgere un lavoro straordinario in questa direzione, dovendo attribuire priorità assoluta al risveglio culturale della comunità.
Una comunità che, occorre dirlo, non ha perso la sua capacità di produrre cultura ma – anziché appropriarsene per crescere ulteriormente – è generalmente condannata ad esportarla senza trarne alcun beneficio: basti pensare a quanti talenti di origine cutrese – in ogni settore artistico, economico e culturale – sono sparsi in Italia e in Europa per rendersi conto che la città è ancora in grado di utilizzare le sue potenzialità per creare una ben diversa immagine di sé, con tutto ciò che ne consegue sul piano sociale ed economico. Perché senza cultura non si mangia e si è sempre schiavi di qualcuno. Questa è la nostra ferma convinzione.
Saranno tre, nella difficile fase di ripartenza che occuperà l’intero mandato, i campi principali di intervento.

Il rilancio delle iniziative culturali in corso

Negli anni novanta fu avviata una benemerita operazione di riscoperta di Giò Leonardo di Bona e il contesto fu utile per tentare di promuovere la diffusione della cultura scacchistica nella comunità.
A circa vent’anni di distanza è giunto il momento di verificare i risultati di quell’operazione e a noi pare che gli sforzi sin qui compiuti non abbiano raggiunto l’obiettivo di far attecchire una nuova tradizione, di assicurare a Cutro l’immagine di “Città degli scacchi”: nell’immaginario collettivo e nelle nuove generazioni gli scacchi rimangono elemento avulso dalla cultura popolare, un fenomeno elitario riservato ai maestri balcanici o, al limite, agli introversi e agli asociali.
La sensazione è che le iniziative avviate nel tempo siano percepite come inutili e costose ed abbiano bisogno di una complessiva riorganizzazione anche per definirne meglio gli obiettivi.
LiberaMente ritiene che l’idea originaria sia tuttora valida, ma che occorra un piano di rilancio che coniughi meglio il fatto storico con l’impatto urbanistico, l’evento con il ritorno economico, la creazione culturale con la partecipazione popolare. A tali scopi il nostro gruppo si propone di realizzare il progetto denominato “Cutro, Città degli Scacchi”, già presentato nel corso dei lavori di “Agenda 21” e mai realizzato, che darebbe accesso a fondi comunitari anche per il recupero di beni storici come l’antico castello di Chirizzo.
Stesso discorso va fatto per tutto ciò che riguarda la tradizione del pane e dei prodotti enogastronomici che, pur essendo ben radicata nella cultura popolare, non riesce a sfondare il muro dei confini locali. Qui occorre lavorare insieme a tutti gli operatori del settore per la creazione di una filiera efficace e di un marchio di produzione riconoscibile almeno sul mercato regionale.
C’è poi la cultura religiosa, che a Cutro si rinnova con la straordinaria devozione al Crocifisso ligneo custodito presso il Santuario dei frati francescani. Anche qui riteniamo che ci sia bisogno di uno scatto di reni per capire, insieme alle autorità religiose e nel rispetto di tutte le sensibilità, come trasformare un atto di fede spontaneo in una risorsa riconoscibile e insostituibile per la città.

Nuovi spazi per la cultura

Il riferimento precedente ai talenti cutresi non è frutto del caso: non è necessario approfondire l’analisi per capire che la creazione di cultura, sia in termini quantitativi che qualitativi, è direttamente proporzionale agli spazi che le si mettono a disposizione.
L’unico spazio utile per la cultura è attualmente la sala polivalente “Falcone e Borsellino”, che dovrà tornare ad essere uno spazio facilmente fruibile e perfettamente funzionale: più la sala sarà aperta, più si farà cultura in città.
La biblioteca comunale “F. Grisi”, invece, è assolutamente lontana dallo svolgere un ruolo culturale di spessore a beneficio della città e va interamente ripensata ed affidata a personale adeguatamente qualificato. Lo stesso Premio Grisi, valido evento sul piano culturale, merita di essere ricondotto entro confini più consoni alla promozione della cultura, in primo luogo locale.
Ma questi spazi sono assolutamente insufficienti per il nostro bisogno di fare e assorbire cultura. La nostra città non ha un teatro, non ha un cinema, non ha un auditorium, non ha una sala di lettura, non ha un luogo deputato a promuovere integrazione culturale e aggregazione sociale; le strutture sportive pubbliche sono ridotte all’essenziale e sono di sempre più difficile fruizione.
Come pretendiamo che le nuove generazioni si innamorino di questa città se per quasi tutte le attrattive e le occasioni culturali, da vivere come spettatori o come protagonisti, bisogna allontanarsi da Cutro?
Al netto degli ordinari propositi di più libera fruizione degli impianti sportivi, quali luoghi naturalmente adibiti a promuovere aggregazione sociale, la nostra idea di medio termine è il recupero e la riconversione del vecchio mattatoio di Via S. Stefano in centro culturale aperto ai talenti del territorio e in questa direzione lavoreremo. Ma occorre un piano di intervento immediato, perché la cultura e chi la vuole fare non possono più aspettare.
La nostra intenzione è avviare sin dal prossimo autunno un percorso in sinergia con la dirigenza scolastica affinchè gli istituti del territorio, terminata l’attività didattica, si trasformino in spazi aperti alla promozione e creazione culturale, luoghi di incontro e di integrazione, aree di aggregazione
sociale. Un posto in cui trovi sfogo l’arte, l’estro, la fantasia, in una parola il talento degli artisti e di chiunque coltivi un sogno nel campo culturale. Immaginiamo le nostre scuole aperte e frequentate fino a tarda notte, perché vi si ospitano prove musicali, laboratori e mostre di pittura, rappresentazioni teatrali, caffè letterari, riunioni tra le realtà associative.
Nello stesso solco va l’idea di un primo intervento di recupero dell’immenso spazio attualmente occupato dal rudere del vecchio istituto “Diego Tajani”, struttura vittima di drammatici errori di programmazione e di atti di vandalismo che gridano vendetta sociale.
Liberamente intende innanzitutto revocare l’interesse manifestato per una riconversione a nuova Stazione dei Carabinieri, nella certezza che anche l’Arma troverà più conveniente e razionale l’utilizzo di una delle palazzine della incompiuta Caserma dell’Esercito.
Nell’attesa di ridefinire gli scopi e le modalità per il completo riutilizzo del luogo, che potrebbe un giorno essere pensato per ospitare la nuova scuola elementare, ci poniamo intanto l’obiettivo di mandato di recuperare l’intera area e di partire dalla ricostruzione della palestra e dell’anfiteatro, quali luoghi di incontro e cultura riservati alla scuola media negli orari didattici e al pubblico negli altri orari.

Iniziative su vecchie e nuove tradizioni

In fondo è facile rendersi conto che la vecchia locuzione panem et circenses custodisce tuttora una indubitabile verità: un evento culturale ben organizzato e pubblicizzato diventa occasione di circolazione e produzione di ricchezza, soprattutto se si riesce a renderlo unico e attraente anche per chi non è di Cutro.
Esattamente come immaginato per il mese di maggio nel progetto della “Città degli scacchi”, occorrerebbe allora inventarsi nuove iniziative che contribuiscano a caratterizzare i mesi di giugno e settembre, creando nuove occasioni di curiosità e di coinvolgimento del pubblico in un’ottica di destagionalizzazione del turismo.
Due aspetti vengono in mente: i vecchi giochi popolari e i nuovi sport praticabili nel nostro territorio.
I primi potrebbero essere lo strumento per organizzare un Palio popolare che coinvolga tutta la cittadinanza e inneschi una sana competizione tra i rioni del territorio, ivi compresi i rioni marini.
Riguardo ai secondi, viene in mente la caratteristica del nostro litorale, particolarmente apprezzato dagli amanti del wind-surf e kite-surf.
E’ nostra intenzione dare ogni sostegno e promuovere direttamente, se del caso, ogni attività utile alla realizzazione e allo sviluppo di tali iniziative.